Stereotipi - Alessia Madonia
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Stereotipi

C’è chi suona il campanello del mio studio per cercare aiuto in un momento di crisi, c’è chi ha perso la bussola e non sa che direzione prendere e chi invece sta bene, conduce una vita soddisfacente, ha un buon lavoro e delle buone relazioni sociali ma vuole conoscersi a fondo e potenziare le proprie risorse per stare ancora meglio.
Ognuno viene da ma per il proprio personalissimo motivo ma quello che è certo è che nessuno dei miei pazienti è “matto”.  Tra tutti gli stereotipi che ruotano intorno alla figura dello psicologo, quello dello strizzacervelli che cura i matti è senz’ombra di dubbio il più radicato, al punto che molte persone rimangono impantanate nelle proprie difficoltà e preda dei loro sintomi per anni prima di cercare effettivamente aiuto. Doveroso è inoltre precisare che patologie gravi ed estremamente invalidanti (es. psicosi) sono di competenza invece del medico psichiatra.
Per meglio chiarire partiamo da un esempio concreto. Immaginiamo di essere afflitti da giorni da un terribile mal di testa. La prima cosa che facciamo è rivolgerci al nostro medico di base per capirne l’origine e farci prescrivere una terapia adeguata. Per lo stesso motivo, lo psicologo è il medico della mente, in grado di fornirti ascolto, comprensione in assenza di giudizio e strategie per far fronte ad un momento di difficoltà o di forte stress.

Inoltre, parlare con uno psicologo non è come parlare con un amico o con un padre spirituale. La psicologia, che sia psicoterapia o semplice attività di supporto, è scienza, frutto di studio e ricerca. E’ una disciplina che si insegna e si apprende ed è in continua evoluzione. Non prevede consigli come quelli che un amico, per quanto preziosissimo, può offrire ma è cura che nasce dall’unione di tecnica e relazione empatica.

La terapia è una trasformazione magica frutto della sinergia che si crea tra paziente e terapeuta.
Da un lato c’è il professionista, con la sua borsa degli attrezzi piena di conoscenze e di competenze tecniche, dall’altro il paziente che, con la propria partecipazione attiva, la propria visione di se stesso e del mondo e il proprio bagaglio di vita vissuta, ha un ruolo chiave all’interno del proprio percorso di cura e ne determina la durata e la buona riuscita. Ed è proprio per questo motivo che non è possibile stabilire a priori la durata del viaggio che si farà insieme. A volte per sciogliere alcuni nodi servono mesi, a volte settimane o, talvolta, un solo incontro.